Giuliana Dolfin: copia da Picasso
Perchè copiare Picasso?
"Per me era impensabile, tutte quelle geometrie confusamente disposte, visi, corpi e oggetti sezionati e posti apparentemente a casaccio sulla tela! La mia mente logica non lo accettava e difatti cercavo durante il corso
di pittura che frequentavo, di copiare fedelmente ciò che vedevo.
Disegnare e dipingere per me significa confrontarmi con ciò che vedo, capirlo e "introiettarlo" dentro, cercarne le sfumature, svelarne la forma senza considerarla scontata, guardandola con occhi attenti come se fosse inedita e piena di segreti da conoscere, però... il lato negativo di questo modo di approciarsi era un eccessivo rigore nella trasposizione, che si trasformava in rigidità che andava a scapito dell'esecuzione.
Così come uscire da questo atteggiamento eccessivamente severo e pesante? Poteva essere utile copiare qualcosa di disorientante, di così poco logico da imbrigliare il mio rigorismo, liberando la fantasia, dunque scelgo Picasso e con mio grande stupore... che divertimento! E' stata una scoperta giocare con forme e geometrie, scoprirne le invenzioni... ecco che le scale diventano una cravatta, il taschino una finestra e via...
Disegnare e dipingere per me significa confrontarmi con ciò che vedo, capirlo e "introiettarlo" dentro, cercarne le sfumature, svelarne la forma senza considerarla scontata, guardandola con occhi attenti come se fosse inedita e piena di segreti da conoscere, però... il lato negativo di questo modo di approciarsi era un eccessivo rigore nella trasposizione, che si trasformava in rigidità che andava a scapito dell'esecuzione.
Così come uscire da questo atteggiamento eccessivamente severo e pesante? Poteva essere utile copiare qualcosa di disorientante, di così poco logico da imbrigliare il mio rigorismo, liberando la fantasia, dunque scelgo Picasso e con mio grande stupore... che divertimento! E' stata una scoperta giocare con forme e geometrie, scoprirne le invenzioni... ecco che le scale diventano una cravatta, il taschino una finestra e via...
E' stata davvero un'esperienza singolare, per niente noiosa o disorientante, uscire dal proprio punto d'osservazione e sperimentarne altri, uscire dal recinto della forma così come percepita e giocare con i singoli elementi che la compongono."