giovedì 21 febbraio 2013

Disegnare in prospettiva e il paradosso visivo

Per imparare a disegnare in prospettiva, bisogna vedere le cose proprio come appaiono ai nostri occhi. Ciò sembrerebbe ovvio e scontato, ma non è così. Infatti quando osserviamo la realtà  sperimentiamo quello che possiamo definire come il "paradosso visivo" che riguarda sia le dimensioni sia gli angoli.
Per quanto riguarda le dimensioni ad esempio, se noi poniamo due oggetti uguali a distanza diversa, chi osserva nota come l'oggetto più lontano appare di dimensioni minori rispetto a quello più vicino. Allo stesso modo le linee, che nella realtà sono parallele, sembrano convergere verso uno o più punti (punti di fuga) sulla linea dell'orizzonte che si trova a livello degli occhi di chi guarda.
Da questo deriva che se vogliamo che il disegno sia realistico dobbiamo rispettare il "paradosso visivo" e riprodurre le proporzioni, le forme e le misure diverse da quelle reali.
 

martedì 12 febbraio 2013

La prospettiva nel disegno

La prospettiva nel disegno è necessaria per trasferire sul piano bidimensionale del foglio o della tela l’immagine della realtà tridimensionale.

Nel corso dei secoli gli artisti hanno adottato modalità diverse per rappresentare la realtà, a seconda delle esigenze della società in cui vivevano e della loro concezione del mondo.
Nelle civiltà più antiche  sono generalmente prevalse la rappresentazione frontale e la rappresentazione topologica dello spazio.
Nel Medioevo la profondità dello spazio era rappresentata mediante vari sistemi, tra cui quello che utilizzava il principio della obliquità dei piani.
I pittori del Trecento avevano cercato di riprodurre la profondità dello spazio utilizzando una prospettiva intuitiva cioè non basata su regole geometriche.
E' nel Rinascimento che viene codificata la prospettiva lineare. Piero della Francesca fu uno dei primi, insieme a Leon Battista Alberti e Brunelleschi, a elaborare la prospettiva con un metodo matematico e scientifico.
La cosidetta prospettiva lineare è quella che consente di rappresentare lo spazio così come è percepito dall'occhio umano.
Siamo a conoscenza che già in quel periodo erano stati trovati strumenti per realizzare il disegno prospettico in modo corretto.
 Secondo Leonardo, occorreva integrare la prospettiva lineare con la prospettiva aerea schiarendo i colori e sfumando i contorni degli oggetti più lontani, in modo da riprodurre l’effetto della foschia che c'è nello spazio fra le cose.
Nel periodo barocco si sviluppò la pittura illusionistica, un genere che cercava di rappresentare sui soffitti di chiese e palazzi uno spazio illusorio, infinito. Nell’età barocca la prospettiva venne  utilizzata per suggerire uno spazio immaginario senza confini, in cui i limiti del reale erano annullati attraverso il dinamismo e la teatralità dell’insieme.
Ma la rivoluzione del modo di rappresentare la tridimensionalità dello spazio fu fatta dal Cubismo che ruppe in modo definitivo con la prospettiva in uso dal Rinascimento. I Cubisti raffigurano gli oggetti  mediante un processo di scomposizione teso a mostrarli da più punti di vista differenti superando  la visione prospettica tradizionale, che prevedeva un solo punto di vista all’interno del dipinto e tre dimensioni (altezza, larghezza e profondità), e introducendo quella che definirono la «quarta dimensione», che implicava oltre alla fusione delle tre dimensioni anche il concetto di tempo.