sabato 16 ottobre 2010

Van Gogh - il vigneto rosso


Red-Vineyard,-The
Inserito originariamente da violagaia
Questo è l'unico dipinto che Van Gogh riuscì a vendere in vita.
E' incredibile se si pensa che nei circa dieci anni della sua attività artistica dipinse ben 871 quadri.
Il periodo più fecondo fu quello del suo soggiorno in Provenza ad Arles: in quindici mesi, tra il 1888 e il 1889, dipinse 200 quadri.
Fu qui che Van Gogh, sotto il chiaro cielo di Provenza , scoprì la calda luce che riversa nei suoi quadri culminando nell' "alta nota gialla" che dichiarò di aver trovato in quelle contrade.
E' la luce che non viene più indagata come dato ottico al modo degli impressionisti, ma che adesso è usata da Vincent a fini espressivi.

lunedì 4 ottobre 2010

Van gogh: la camera di Arles in Provenza

"Avevo una nuova idea nel cervello, ed eccone lo schizzo. Sempre su tela da trenta. Questa volta è la mia stanza da letto, solo che il colore deve fare tutto, dando attraverso la sua semplificazione uno stile più grande alle cose, e deve suggerire il riposo o in genere il sonno. Insomma la vista del quadro deve riposare la testa, o meglio l'immaginazione. I muri sono lilla pallido. Il pavimento è a mattoni quadrati rossi. Il legno del letto e le sedie sono giallo burro chiaro, il lenzuolo e i cuscini verde limone molto chiaro. La coperta rosso scarlatta. La finestra verde. La tavola di toilette arancione, il bacile blu. Le porte sono lilla. E non c'è altro- nient'altro in questa stanza con le persiane chiuse. La quadratura dei mobili deve rafforzare l'idea di un riposo inalterabile. Sul muro di entrata, uno specchio, un asciugamano e alcuni vestiti".
Van Gogh : lettera al fratello Theo, ottobre 1888.

Van Gogh in Provenza: la scoperta della luce

Dopo un soggiorno a Parigi dal 1886 al 1888, dove viene in contatto con  i pittori impressionisti e divisionisti e con un ambiente culturale e artistico molto stimolante, Van Gogh si trasferisce in Provenza, al sud della Francia.
"Trovo che quanto ho imparato a Parigi -scrive al fratello Theo- se ne va e io ritorno alle idee che mi erano venute in campagna, prima di conoscere gli impressionisti. Non sarei per nulla stupito se fra poco gli impressionisti trovassero a ridire sul mio modo di dipingere...Perchè invece di cercare di rendere esattamente ciò che ho davanti agli occhi, mi servo del colore in modo più arbitrario per esprimermi con intensità."
Il colore è dunque  per  Van Gogh il mezzo per esprimere sentimenti e sensazioni del tutto soggettivi che rispondono a un bisogno irrinunciabile del proprio individuale processo creativo.

venerdì 1 ottobre 2010

Vincent Van Gogh: la scelta della pittura

 Leggendo alcune pagine sulla vita di Van Gogh si comprende che al giovane Vincent le prospettive non apparivano affatto chiare. Da una parte la famiglia che pensava ad offrire al giovane una posizione rispettabile nella società, dall'altra le naturali inclinazioni di Vincent che mal sopportava di vivere secondo quanto i genitori avevano stabilito per lui.
 Per alcuni anni ha un impiego presso la casa d'arte Goupil, dove viene in contatto diretto e stabile con la pittura e con il disegno e può accedere a un gran numero di riproduzioni e fotografie delle opere contemporanee e del passato. Poi per un breve periodo è insegnante presso una scuola privata a Londra. In seguito, per  coltivare le sue aspirazioni mistiche,  studia per essere ammesso alla facoltà di teologia all'Università di Amsterdam. Ma il suo desiderio è praticare il Vangelo vivendolo giorno per giorno fra i più poveri. E' nel Borinage, regione carbonifera del Belgio, che cerca di mettere in pratica gli insegnamenti evangelici sottoponendosi ad una vita di stenti e povertà assoluta.
E' solo agli inizi del 1880, a ventisette anni, che si fa strada in lui la scelta della pittura.
Spiega la ragione della sua scelta in una lettera al fratello Theo:
"All'epoca dell'impiego alla Goupil facevo tanta violenza a me stesso ed ero talmente oppresso dal pregiudizio di non essere affatto un pittore che, perfino quando ebbi lasciato la Goupil, non mi dedicai all'arte, ma mi dedicai ad altre cose (il che fu un secondo errore in aggiunta al primo): allora mi sentivo scoraggiato perchè i timidissimi approcci rivolti ad alcuni pittori non vennero neppure notati"